Secondo incontro riorganizzazione reparti mobili: ribadito il nostro no alla suddivisione delle squadre

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Si è tenuto ieri il previsto secondo incontro per l’esame del progetto di riorganizzazione dei reparti mobili: la delegazione di parte pubblica era presieduta dal Vice Capo della Polizia con funzioni vicarie – Vice Direttore generale della pubblica sicurezza, prefetto Luigi Savina e composta dal Direttore centrale per le specialità ed i reparti speciali della Polizia di Stato, prefetto Roberto Sgalla, dal direttore del Servizio reparti speciali, dirigente superiore Benedetto Sanna e dal Direttore dell’Ufficio per le relazioni sindacali, vice prefetto Maria De Bartolomeis.

Abbiamo positivamente riscontrato l’accoglimento delle nostre proposte relative alla rettifica di alcune previsioni iniziali: diversamente da quanto ipotizzato nella stesura iniziale preposto al Reparto mobile di Napoli– così come a Roma e Milano – ci sarà un dirigente superiore della Polizia di Stato e quello di Cagliari resterà affidato come previsto attualmente ad un primo dirigente, mentre per il reparto di Bari verranno previste ulteriori 50 unità per equipararlo con quelli di pari importanza.

Per ciò che attiene la distribuzione delle 433 unità che dovranno incrementare l’organico complessivo dei reparti abbiamo chiesto di effettuare un’attenta ricognizione degli impieghicui ognuno viene sottoposto attualmente: si tratta di applicare anche qui lo stesso criterio utilizzato per le questure e le specialità, per distribuire le unità di tutti i ruoli sulla base delle effettive esigenze. L’Amministrazione ha condiviso l’opportunità di procedere in tal senso e si attiverà già nei prossimi giorni.

Condivisa dal Vice Capo anche l’esigenza di far sì che presso ogni reparto mobile venga adottato uno strumento, definito coefficiente d’impiego, che consenta di ripartire le varie tipologie di servizio in maniera equa ed uniforme su tutti gli operatori seguendo un asettico criterio matematico, utile ad evitare le frequenti sperequazioniche troppo si riscontrano in seno a ciascun reparto.

Naturalmente abbiamo ribadito la nostra contrarietà alla suddivisione delle squadre sia pure solo in alcuni tipi di servizio perché ciò metterebbe a repentaglio non solo l’efficienza e l’efficacia dei servizi, ma soprattutto la sicurezza di operatori sulle cui spalle gravano già pesi e rischi eccessivi con tutele funzionali ed anche legali che eufemisticamente potremmo definire assai carenti.

Va a tal proposito valutato che – come ben sa chi è del mestiere – anche i servizi di “riserva” possono in pochi istanti ed in maniera imprevedibile richiedere l’operatività della squadra nella sua interezzae, soprattutto, che non di rado la divisione delle squadre viene di fatto già attuata anche oggi che è vietata: il venir meno del divieto comporterebbe gravi rischi sia per i colleghi che per l’ordine pubblico.

Ciò che va invece ricercato nel decreto sono certezzeda raggiungere attraverso l’uniformità del modello organizzativo, prevedendo l’affidamento delle squadre ad appartenenti al ruolo dei sovrintendenti e dei contingenti ad appartenenti al ruolo degli ispettoriinsieme al rispetto delle regole in relazione agli orari ed ai carichi di lavoro, a dotazioni idonee e logistica adeguata, garanzie funzionali e legali.

Ma ai reparti mobili serve anche che gli straordinari effettuati in eccedenza rispetto ai limiti mensili non vengano pagati a distanza di oltre un anno, seguendo una linea di tendenza che anziché migliorare sta incomprensibilmente peggiorando, perché è anche qui che si vede la differenza tra parole e fatti.

La prossima settimana ci sarà una nuova riunione dove il Dipartimento porterà nuove proposte.

Roma, 21 febbraio 2019

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