CuraItalia: legge conversione discrimina i familiari disabili dei servitori dello Stato, intervenga Ministro interno Lamorgense

figli dio minore x ok

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Prot. n. 597/FN/20

Alla Signora Ministro dell’interno
Prefetto Luciana Lamorgese
R o m a

e, p.c.;

Al Signor Capo della Polizia – Direttore generale della ps
Prefetto Franco Gabrielli
R o m a

Oggetto:  limitazioni, per i soli lavoratori del Comparto, alla fruizione dei 12 gg di permesso retribuito per assistenza disabili di cui al dl 18/2020, in aggiunta a quelli già previsti dalla l. 104/1992.
– Richiesta di intervento urgente per evitare disparità di trattamento nel prossimo dl.

Come noto il Parlamento, in sede di conversione, ha aggiunto all’art. 24 del decreto-legge in oggetto il comma 2-bis con cui, in danno dei soli disabili congiunti dei poliziotti, carabinieri, finanzieri, penitenziari, vigili del fuoco, militari e poliziotti locali, venivano introdotte discriminazioni: innanzitutto, “per esigenze di servizio”, potevano esserci negati i 12 giorni di permesso retribuito per assistenza disabili da fruire nel bimestre marzo-aprile 2020 in aggiunta ai 3 permessi mensili di cui alla legge 104/1992. Essendo entrata in vigore il 30 aprile, questa norma non ha causato danni.

Tuttavia, il fatto stesso che il Governo non si sia opposto in Parlamento a quella modifica, ci induce a dubitare che – nell’ambito dell’Esecutivo – possa esserci chi intenda reintrodurre quella e/o altre discriminazioni in danno dei familiari di donne e uomini in divisa nell’ambito del decreto-legge che il Governo ha in preparazione ove, come si legge ovunque sui media, si prevede saranno rinnovate tutte le misure emergenziali già previste dal citato CuraItalia tra cui, in particolare, proprio i 12 giorni di permesso retribuito in più da fruire, stavolta, nel bimestre in corso, cioè maggio-giugno.

Per un lavoro specifico, che espone a rischi di contagio aggiuntivi proprio i nostri familiari, le agevolazioni per assistere congiunti disabili dovrebbero essere casomai maggiori rispetto alle altre categorie lavorative, ma di certo non inferiori. Invece quel comma 2-bis prevede a posteriori che, a marzo-aprile, solo ai lavoratori in divisa quei 12 giorni potevano essere negati e va oltre: nel caso di autorizzazione, per noi quel beneficio sarebbe stato poi incompatibile con la temporanea dispensa dal servizio per particolare esposizione al rischio, prevista dall’art. 87, co. 6 del medesimo dl 18/2020.

Ma proprio l’altro ieri, 7 maggio, il Presidente del Consiglio, Prof. Conte ha pubblicamente sottolineato, «in tema di misure a sostegno delle persone con disabilità da inserire nel prossimo decreto-legge», che «sono fra le più esposte al virus e, pertanto, vanno protette con tutti i mezzi necessari, con una specifica attenzione anche a coloro che se ne prendono cura, a iniziare dai membri della famiglia»: perciò, ove mai le limitazioni di cui sopra, ovvero altre dovessero essere riproposte, ogni disabile, familiare di servitori dello Stato, si sentirebbe legittimamente “figlio di un Dio minore”. 

Siamo pertanto a chiedere un autorevole intervento per scongiurare che ciò possa accadere.

Roma, 9 maggio 2020