Una figura attesa ed indispensabile nella Polizia di Stato

negoziatore ps

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Si è tenuto il 9 settembre scorso un primo incontro, nel corso del quale una delegazione del Dipartimento della pubblica sicurezza, presieduta dal Direttore centrale anticrimine, Dirigente generale di pubblica sicurezza dott. Francesco Messina, ha illustrato le linee guida del progetto per l’istituzione nella struttura organizzativa della Polizia di Stato della figura del “negoziatore”, già inserita nell’Arma dei carabinieri e presente in tutte le Forze di polizia degli altri Paesi.

Certamente un’iniziativa opportuna che l’Amministrazione sta affrontando con grande impegno, sulla quale ci riserviamo di elaborare osservazioni approfondite man mano che il progetto assumerà contorni meglio definiti, ma abbiamo già riscontrato alcune criticità che in quella sede abbiamo evidenziato per fornire, come sempre, un contributo propositivo basato sulle competenze ed esperienze dei nostri quadri, nonché sulle segnalazioni che provengono dai colleghi.

Il primo aspetto su cui è caduta la nostra attenzione riguarda la figura dello psicologo che, per volontà dello stesso Capo della Polizia è destinata, entro i prossimi anni, ad essere presente presso molte delle questure italiane e che, per percorso accademico, è senza dubbio la più formata nelle tecniche di comunicazione che sono l’essenza stessa delle competenze di un buon negoziatore: lo psicologo che però nelle bozze non viene nemmeno citato, a differenza del medico. 

Eppure nella composizione dei team internazionali di negoziazione (ai quali è giustamente ispirata buona parte del progetto) compare sempre la figura del professionista della salute mentale, quale è lo psicologo e non quella del medico, se non specializzato in psichiatria: la figura dello psicologo della Polizia di Stato, funzionario dotato di armamento e qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria, nel progetto in fieri non può assolutamente il ruolo marginale che sembra assegnatogli.

Maggior chiarezza servirebbe poi per ciò che attiene l’ambito d’intervento del negoziatore di 1° livello: interverrebbe per esempio in casi di lite domestica particolarmente intensa? O nel caso in cui gli operatori si trovino a dover gestire una persona particolarmente aggressiva o agitata? O in situazioni nelle quali vi sia una minaccia di suicidio? Va quindi meglio definita la casistica delle situazioni in cui dovrà intervenire per evitare indecisioni che potrebbero risultare molto dannose.

Abbiamo inoltre chiesto di meglio evidenziare il legame che deve esserci, soprattutto per i casi riservati al negoziatore di 2° livello – quelli più gravi, quelli con la cattura di uno o più ostaggi – tra l’organizzazione territoriale che gestirà di questa nuova figura ed il Nocs che, come noto è alle dirette dipendenze del Dipartimento della pubblica sicurezza, proprio come avviene per il Gis che, nell’ambito dell’Arma dei carabinieri, è alle dirette dipendenze del Comando generale, ma anche per le analoghe strutture da tempo operanti in ambito internazionale.

Mediante l’esposizione di numerosi episodi verificatisi abbiamo dimostrato come, nel tempo l’aver informato tardivamente il Nocs, abbia comportato gravi ritardi nel suo intervento e, nonostante il progetto presenti passi avanti da questo punto di vista, riteniamo che la procedura ipotizzata sia ancora troppo macchinosa lenta mentre, a nostro avviso, il Questore dovrebbe far informare la nostra struttura specializzata d’eccellenza fin dal primo istante in cui si manifesta una situazione che possa comportare l’intervento del negoziatore, anche se di 1° livello.

Per ultimo, ma non ultimo, c’è la problematica della formazione, su cui non sono state date informazioni sufficienti: a nostro avviso tra il personale che dovrà operare in questo ambito dovrà avere uno spazio fondamentale non solo la competenza “esperenziale” derivante dalla pregressa partecipazione a servizi operativi, ma anche quella “teorica”, connessa alla formazione accademica in ambito psicologico. Riteniamo che solo una reale sinergia tra i due tipi di competenze potrà essere davvero efficace nella gestione di situazioni in cui, molto spesso, in gioco ci sono vite umane.   

Anche per questo abbiamo specificamente chiesto che nei piani di studio di tutti i corsi di formazione per appartenenti alla Polizia di Stato di tutti i ruoli e di tutte le carriere venga inserita un’adeguata comunicazione sul ruolo svolto dal Negoziatore e sui possibili scenari operativi, sia pre che post negoziazione, al fine di evitare iniziative personali di operatori di polizia non adeguatamente equipaggiati, non idoneamente addestrati e mal coordinati, che potrebbero non solo risultare inefficaci, ma anche sortire effetti fatali per gli ostaggi e gli stessi operatori. 

Roma, 11 settembre 2020