Migranti e Covid-19: servono protocolli di prevenzione per tutelare sia i poliziotti in prima linea che quelli che ci vengono in contatto

sbarco migranti

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Alla Signora Ministra dell’interno
Prefetto Luciana Lamorgese R o m a

Al Signor Capo della Polizia – Direttore generale della ps
Prefetto Franco Gabrielli R o m a

Oggetto: fenomeno migratorio durante la pandemia da Covid-19, rischi per la salute dei poliziotti.
– Richiesta protocolli urgentissimi per i Prefetti e tutte le altre autorità interessate.
– Richiesta di chiare disposizioni circa la posizione amministrativa dei poliziotti che rientrano dai Paesi esteri.

Illustre Ministra,
senza mai entrare nel merito delle scelte politiche, con numerosi e puntuali interventi di diversa natura, da tempo, stiamo richiamando l’attenzione sugli effetti preoccupanti che derivano da quella che, a nostro modo di vedere, è una vera e propria “non gestione sanitaria” del fenomeno migratorio da parte delle Istituzioni politiche, che hanno la precisa responsabilità di provvedere in merito, soprattutto in un momento in cui la pandemia in atto sta concretamente minacciando di riesplodere anche a causa di contagi che provengono, appunto, dall’immigrazione irregolare.

Non è nostro compito né ci appassiona cercare di capire se sono più i contagi riconducibili agli arrivi attraverso i confini terrestri del Friuli-Venezia Giulia, ovvero agli sbarchi sulle nostre coste, o se, invece, sono di più quelli connessi alle discoteche o ai viaggi che gli italiani effettuano per turismo: ciò che ex adverso ci interessa è che quelli legati al fenomeno migratorio sono sicuramente tanti e che apportano alla salute dei poliziotti rischi gravi che a nostro avviso, eufemisticamente parlando, non sono fronteggiati adeguatamente.

A quanto ci risulta, infatti, non esiste alcuno specifico protocollo operativo, vincolante per i Prefetti e tutte le autorità che hanno un ruolo in quella che dovrebbe essere una reale gestione del fenomeno, che consenta di prevenire il rischio di contagio per i poliziotti, carabinieri e finanzieri interessati, che non sono solo quelli che direttamente effettuano i servizi presso Hotspot, Cpr, Cara ecc., ma anche i colleghi con cui queste persone vengono in contatto quando rientrano nelle rispettive sedi di servizio.

Da ogni angolo del Paese giunge un unico grido di dolore da parte dei servitori dello Stato di cui proprio lo Stato sembra essersi ancora una volta dimenticato, mandandoli allo sbaraglio senza adeguate precauzioni in un caos che vede gli ospiti delle strutture allontanarsi quotidianamente da centri tramite i quali, per ciò che ci riguarda, l’improvvisazione rischia di far giungere il contagio non solo a donne ed uomini che vestono una divisa, ma anche alle rispettive famiglie.

Inutile attardarsi nell’elencare i numerosissimi gravi esempi ed anche rimarcare che talvolta, quando abbiamo denunciato ciò che accadeva, qualche buontempone ha tentato di azzittirci per poi dover constatare la fondatezza delle nostre affermazioni.

Nella nostra qualità di rappresentanti dei poliziotti, Signora Ministra, esigiamo che vengano applicate subito procedure cogenti ed efficaci, che consentano di garantire nel modo migliore possibile la sicurezza per la salute degli operatori, intesa sia come safety che come security.

A questa problematica di primaria importanza, si aggiunga anche quella dei tanti lavoratori di polizia, i quali, dopo aver passato un periodo all’estero, al momento del rientro sono obbligati a sottoporsi al controllo col tempone per la ricerca di eventuali contagi, dovendo rimanere presso il proprio domicilio fino alla comunicazione di negatività al covid-19.

In questo caso, invero, durante l’attesa dei risultati, per i quali passa anche qualche giorno, questi dipendenti si trovano in un limbo amministrativo che non gli consente una regolare posizione giuridica lavorativa.

Analoga sofferenza e  incertezza si registra per il personale che, per ragioni di servizio, è chiamato a recarsi nei Paesi cosiddetti a rischio.

Allo stato attuale, infatti, pare non rinvenirsi alcuno istituto amministrativo che possa riconoscere il diritto al congedo straordinario nel periodo de quo.

In attesa di un cortese cenno di riscontro inviamo distinti saluti.

Roma, 21 agosto 2020